Cari palle,
Preparatevi ad un post
noiosissimo. Denso di ovvietà che nei discorsi teorici suonavano futili ma che
vissute sulla pelle corrugano la fronte e danno “food for thought”. Il Conte ha
bisogno di un pubblico sfogo.
Seppur borghese, io non credo
nell’idolatria del denaro e nel fatto che l’accumulazione spasmodica porti
felicità. Ovviamente vivere questo convincimento a Dubai è difficile. Gli
Emirati sono un calderone di immigrati alla ricerca di fortuna ed ostinatamente
o involontariamente sempre pronti a sfoggiarla. Il tutto per sentirsi superiori
nella convinzione che più ne hai, più sei cool e felice. Illusioni.
Come tutti i templi del
capitalismo, le grandi metropoli, i gangli della rete globale, la città in cui
vivo è colma di meraviglie e storture sociali. Le tollero nascondendomi dietro
la convinzione i tempi dello schiavismo sono tendenzialmente finiti. Qui gli
ultimi scelgono di approdare e lavorare come bestie per una questione di
domanda ed offerta. Sono pagati più del salario che recepirebbero nei loro
Paesi e per questo emigrano. C’è una logica. Cinica e tollerabile da chi è un
colletto bianco.
È la vita baby! Domanda
ed offerta, manodopera e know-how che si uniscono per dare vita alla visione
lungimirante dello Sceicco. Una visione magnifica, indeed. Dieci anni fa la
città era un terzo di quello che è ora. Il petrolio dell’Emirato era agli
sgoccioli. Quale modo migliore per rimanere Sceicchi se non costruire una Las
Vegas nel Golfo con i capitali ed il sudore degli altri? Attirare capitali e
tecnologie occidentali e manodopera del sud est asiatico, un piano semplice.
Come farlo? Investendo i petroldollari accumulati, certo, ma creando
soprattutto un sogno ed una prospettiva. Far sorgere un nuovo Eldorado, nel
luogo dei padri, dove 50 anni fa vivevano e morivano di stenti pescatori di
perle. Un paradiso di lusso e turismo, dove il duro lavoro avrebbe ripagato
chiunque secondo le sue capacità e sforzi. Geniale.
Tuttavia i grandi sogni
ed i grandi progetti hanno costi in termini umani. In questo luogo due sono i lati
oscuri della medaglia che mi logorano e mi avviliscono. Primo, l’abbrutimento
del proletariato: i bengalesi che spianano il bitume tutti i giorni sotto casa
mia a 40 gradi, mesti e silenziosi ed all’apparenza non rancorosi, gli operai
indiani che come formiche erigono torri sempre più alte che crescono come
funghi, i filippini che servizievoli porgono la salvietta per asciugarsi le
mani nei bagni pubblici. E davant ai loro occhi la bionda in Lamborghini.
Indigeribile.
Seconda cosa che mi
logora: la proliferazione della prostituzione. Lasciatemi spiegare e non
sogghignate. Permettete una catena logica semplicistica: la donna atavicamente
cerca protezione, la protezione è potere, il potere è denaro, la donna è
calamitata dal denaro. O quantomeno un certo tipo di donna che per non urtare la
sensibilità delle lettrici femminili definirò: Troie!
Beninteso, non mi riferisco alle prostitute che si guadagnano quattro soldi per
arrabattarsi. Parlo delle Escort. La città ne è invasa, sono ovunque e sono
affamate di denaro da spolpare a chi per noia, necessità o sfoggio le ingaggia.
Le meretrici di alto borgo non sono spinte dal bisogno ma dalla loro venialità
e desiderio di lusso. Purtroppo questa cultura rapace, contagia anche le donne
che di meretricio con vivono. Per chi in fondo spera che la Donna sia in realtà
Beatrice e non Messalina è triste. L’Amor pure sarà duro da trovare in questa
giungla di cemento.
Limito qua la mia
parentesi misogina e traggo le conclusioni. Questo Paese è uno dei più felici
al mondo, perché i soldi non fanno la felicità ma di certo aiutano. Tuttavia, io
vedo sacche di infelicità enormi, l’una causata da lavori umilianti, sfibranti,
dall’orrore dello sfruttamento: l’infelicità del proletariato. E l’altra è
l’infelicità dell’opulento, che vive relazioni ed
emozioni false e mercificate.
E da un po’ di tempo che l’unica
domanda che mi frulla per la testa è: cos’è la felicità?
Ci hanno sempre insegnato: studiate, laureatevi, avrete un buon lavoro e sarete
più felici.
Non è così semplice. Ma ci ho creduto anche io..
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