Premessa.
Tale Conte Mascetti, nobile decaduto costretto all'emigrazione verso la penisola arabica, è un ruspante marchigiano fiero della sua italianità, come lo era il Conte Lello Mascetti della sua nobile discendenza. I suoi racconti ci accompagneranno lungo le coste ricche di sfarzo degli Emirati Arabi, da egli stesso definito un "paradiso di plastica".
Per evitare di urtare la sensibilità di qualche zelante "Vigile Paolini", firmeremo i suoi post C.D.M.
Il dominio gabonese del nostro piccolo blog è stata la svolta.
Un supercazzola afrocybernetica che solo il nostro Jean du Togo poteva sfornare. Il nostro diario di bordo parte quindi con l’auspicio che il glorioso dominio Gabonense porti fortune di magnitude comparabile a quelle del piccolo stato guidato da Bongo Ondimba. Un nome “non da uomo” che con uno stato petrolifero non ci azzecca una mazza.
Del resto, negli Emirati possiamo vantare nomi più affini al petroldollaro. Un Al-, una aspirazione o un fonema aggressivo lo troviamo sempre nei nomi dei nostri benevoli governati..Diciamoci la verità: i nomi arabi al nostro delicato orecchio occidentale rimembrano consiamente o inconsciamente almeno due cose: Petrolio e guerra (santa o meno). Ancor di più a noi che abbiamo studiato nella facoltà più professsionalizzante, insieme a CIM, dell’UniPV: Scienze Politiche.
Il prezzo del petrolio sale ed i venti di guerra e di rivolta in Medio Oriente si sentono pesanti anche in questo paradiso di plastica costruito nel mezzo del nulla. Ho due colleghi di Damasco, sunniti suppongo, un amico vicino di casa di Latakia cristiano, tanti conoscenti libanesi sciiti e maroniti, un’altro amico egiziano che ha ricevuto dal Cairo la peggiore delle notizie poche settimane fa.
La politica è un argomento tabù o quantomeno sconveniente nel Golfo. Ma in un commento, in un sospiro, in uno sguardo preoccupato dei miei conoscenti si percepisce la storia che ti scorre accanto. Dolorosa. Ma fortunatamente non ti tocca dentro. Al Cairo non è morta tua sorella. Rimango sempre un distaccato occidentale che ha amici e famiglia per lo più in un Paese in crisi nera, ma almeno in pace.
Dubai è poco più di un sogno effimero di ricchezza e pace che ha attratto centinaia di migliaia di persone del mondo arabo (e non solo). I locali sono pochi ed evanescenti nei loro immensi SUV dai vetri oscurati. La maggiro parte degli arabi qui non sono Emiratini ma Levantini. Di religioni diverse, di passaporto ed accenti differenti, più o meno tradizionalisti. Ma tutti accomunati da una cosa: l’assuefazione e la rasegnazione alla guerra come una costante non sradicadile della regione. La parola pace, Salaam, si usa solo per salutare, non per parlare di futuro.
E a Dubai la Storia mi sfiora. Ma per fortuna la vivo attraverso la vita degli altri: in seconda persona.
C.D.M.
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