Cari Palle,
Mi sembra che la nostra
creatura bloggistica semifaceta stia crescendo e vederla maturare mi
rende gaudente. Il sogno di un mondo migliore, la nostaglia, la paura
e la curiosità, le debolezze (nonché le frustrazioni) accompagnate
da sforzo creativo italico. Che lo sforzo sia con noi, sempre.
Seppure lontani e dispersi
nel mondo, non siamo altro che lo specchio del nostro Paese. Nel
nostro piccolo siamo quell’Italia in preda a fibrillazioni ed in
cerca di un cammino, di un’identità, di un futuro. La maggior
parte delle volte senza una meta precisa, trasportati da eventi che
non avevamo nemmeno immaginato .
Ciccio a sturare le
tubature degli oleodotti Algerini e Tunisi, la sua barba lo
proteggerà da Al’Qaeda nel Maghreb Islamico. Bernardinho affetto
da Mellonite pigmentosa fotografica ad Artissal, al primo contatto
con il futuro mal d’Africa e con o
futebol preto. Mellone nel glorioso
Esagono in riflessione sull’emarginazione occidentale ed in
partenza verso mete ignote..le voci dicono Hong Kong. Michelino che
tra una birra, un libro di econometria si imbatte nella Quito
animalesca, sfaccettatura dell’umana
natura. Ferma lotta nella speranza che il sindacalismo italiano sia
ancora un nobile sentiero verso il Sol dell’avvenire. Karim, non
pervenuto, che in preda al bradipismo cosmico ancora non ci ha
deliziato con una supercazzola degna del nostro Blog. Uno spettacolo
emozionante ragazzi.
Permettetemi di
alleggerire però i toni. Del resto la leggerezza del primo mondo non
è sempre un peccato mortale. Vi racconterò di qualche perla dei
miei 6 giorni in Thailandia.
Dopo un mese di lavoro
matto e disperatissimo mi sono concesso una scappata in Oriente con
il mio vicino siriano. Il mitico Morice. Mia madre quando le ho detto
che andavo in Thailandia con un siriano mi fa:”beh, te la sei
scelta bene la nazionalità del compagno di viaggio..vedrai che lo
fermano alla frontiera e non partite..”. La mamma non ha sempre
ragione. Hanno fermato me pensando che il mio passaporto (ridotto
malissimo dopo 9 onorati anni di carriera) fosse contraffatto. Morice
col suo sgargiante passaporto con chip di ultima generazione è
passato liscio. Ma tutto bene, siamo partiti ed arrivati a Bangkok.
All'arrivo in
Thailandia: Immaginate infrastrutture migliori delle nostre.
Immaginate un verde lussureggiante. Colore che quasi avevo
dimenticato a Dubai. Immaginate il nostro buon vecchio Brandi nel sud
est asiatico. Federico sta cercando di stanziarsi a Bangkok, prima
città al mondo per flusso di turisti, procacciando contatti per la
Bocconi e collaborando con una rivista che fa recensioni per lounge
bar ed alberghi. Il nostro gaudente vegetariano fruisce di questi
luoghi da recensire a sbafus, e le signore ringraziano. Brandi è
stato sempre un passo davanti a tutti. Nel frattempo tesse contatti
con funzionari ONU dato che Bangkok è un Hub per le agenzie. L'ho
trovato benissimo e scorgere un pezzo del nostro cortile addirittura
nel sud est asiatico, ragazzi, è stata un'emozione bellissima.
Grande Federico davvero.
Oltre a questo permettetemi di
raccontarvi due aneddoti: l'incontro con un ristoratore italiano da
25 in Thailandia ed un funerale buddista.
Siamo a Pattaya, la
località di mare più vicina a Bangkok dove ci siamo recati per
andare un po' in spiaggia. Ma, da foche quali siamo, abbiamo scelto
di andare in Thailandia durante la stagione delle piogge..altro che
fuga dei cervelli dall'Italia. il mio non è fugato, è disperso.
Quindi si passano le piovose giornate finali ingolfandosi gaudenti di
pesce e cucina Thai (eccellente) e si visitano templi buddisti. Una
delle prime sere però la voglia di pizza è troppo e perciò ci
rechiamo al ristorante italiano “La Torre” che si trova dietro il
nostro albergo. Bello, accogliente quasi chic. Il proprietario è un
panzone, con la faccia da mafioso con annessa catena e pelo
sporgente, che espone una foto del Mussolini Benito, in arte Duce,
vicino alla cucina. Io dico a Morice che forse è un mafioso che ha
riciclato i soldi nella ristorazione fuori dall'Italia. Possibile no?
S'avvicina mi guarda e mi dice “Boia co' sta faccia non poi esse
che italiano, o dimmi 'npo' 'osa vòi dammangiare”. È Pisano, il
mio fiuto da detective fa caà. Vi lascio immaginare come ore ed ore
passate davanti ai video del Nido del cuculo con voi siano scorse in
un secondo. Lasciatemi credere che si chiamasse Silvestro.
Ordino una pizza quattro
stagioni. Si rivolge a Morice “E te 'osa vòi?”. Morice che in
italiano sa dire solo “Bella Figa” non carpisce la richiesta. “No
guardi lui è Siriano”. E l'oste: “Ah musulmano... allora lui
qui avrà, grossi problemi...”. Ecco che mamma aveva ragione.
“Tutte le donne qui so' maiale! Ahahahahahaha”. Sospiro di
sollievo. Un vero pisano. Morice mostra la croce che ha sul petto
(più piccola di quella del proprietario) e tutto si risolve in una
risata. Peccato che quella battuta nascondesse una triste verità.
Pattaya è una meta di turismo sessuale. Cinquantenni canuti e
lampadati ovunque, prostitute ad ogni angolo, polizia per locali e
polizia per turisti, tutto scritto in inglese e russo per gli
utilizzatori finali. Non proprio il paradiso tropicale e buddista che
cercavo. Ammetto che il degrado sociale ed umano che ho visto in quel
luogo dopo un po' mi ha fatto rimpiangere la superficiale Dubai.
Ragazzi vi prego. Se verso la crisi di mezza età vi dirò che vado
in Thailandia, vi prego, abbattetemi.
Morice intanto lotta con
il suo difetto genetico arabico: la non resistenza al biondo. E visto
che a Pattaya quasi ci sono tante russe quante tailandesi non sa dove
girarsi, come trattenersi. La comunità russa è enorme in quella
zona. Scritte in cirillico ovunque e bionde famigliuole che
scorrazzano nelle zone della puttanesca night life cittadina con
figli piccoli annessi. Osservandoli ho realizzato che chi dice che 70
anni di comunismo hanno degradato la società russa forse ha ragione.
Anche la “laboriosità” delle russe a Dubai sembra confermare
questa diceria. Vladimir Ilic Ulianov può tranquillamente rivoltarsi
nel mausoleo.
Insomma, lo spettacolo
sociale che abbiamo visto a Pattaya non è stato affatto edificante.
Anzi, a tratti vomitevole. Per fortuna i templi tra Bangkok e Pattaya
mi hanno riempito le piovose giornate. Bellissimi, unici,
meravigliosi. Mi hanno regalato un grande senso di pace e serenità
di cui avevo davvero bisogno. Il caos di Dubai e Bangkok erano troppo
per me.
Durante una di
queste visite ci siamo imbattuti in una preghiera di gruppo. Una
schiera di monaci di arancio vestiti e di fronte a loro delle persone
molto composte ed assorte. La gentilezza, il garbo e la grazia sono
parte integrante dello spirito tailandese ed appena hanno scorto due
“falang” (stranieri) ci hanno invitato ad unirci. Noi timidamente
ci siamo seduti ad osservare. Qualche sorriso, stupore e benevolenza
ci hanno accompagnato. Ad un certo punto ci accorgiamo che in alto a
sinistra della sala c'è un bara. Io e Morice siamo stupiti. Nessuno
piange ed anzi le persone sembrano serene. La preghiera si conclude
ed i monaci conducono gli astanti verso un tabernacolo intorno al
quale fanno diversi giri. Tutte le persone reggono un filo bianco di
cotone, dal quale sono tutte collegate. La cerimonia si conlude con
delle offerte alla famiglia ed ai monaci che solo di elemosina
vivono. Nessuno piangeva.
Io non conosco quelle
forme liturgiche, né conosco abbastanza il buddismo, ma so che nella
cultura buddista locale si crede nella reincarnazione dello spirito.
Forse per quello non piangevano. La persona cara viveva ancora,
altrove, e se il cammino era stato retto la sua prossima vita sarà
milgiore o addirittura verrà liberato dal Samsara. Perché
disperarsi? Io non credo alla reincarnazione. Rimango fedele alla
scienza occidentale. Ma mi sono ormai convinto che le nostre azioni
ci rendono immortali, nel bene e nel male, dato che volontariamente o
meno si ripercuotono con un effetto a catena su decine e decine di
persone presenti e future. E di tante imperscrutabili vicende umano
siamo figli noi, tutti collegati da un filo di compassione. Tutti
alla ricerca della felicità.
Il Conte
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