Operatori portunali impegnati nella raccolta del fagiolo rosso fuoriuscito dal sacco, destinazione Estados Unidos |
Passati
i primi 30 giorni, sotto la pressione di bookmakers corrotti e senza
scrupoli, riporto di seguito il bollettino delle malattie contratte
sino ad ora.
Il paziente riporta una costipaçao da cambio di stagione, causante iperproduzione di muco, tosse, e sintomi da raffreddamento con leggerissima febbre. Le attività di digestione e di defecazione risultano del tutto invariate nonostante l'alimentazione estremamente ricca di fibre, nessuna presenza dello storico reflusso gastroesofageo, mentre i focolai di bernardite risultano tuttora attivi, stimolati da continue ed esotiche sollecitazioni.
Si consiglia il test antimalaria, e di guardare per terra nei luoghi molto affollati.
Si,
mi sono raffreddato in Guinea Bissau a causa del cambio di stagione,
chè se non me lo dicevano che la stagione è cambiata io manco lo
sapevo.
In
ogni caso pare che qui il primo di novembre, in occasione della
ricorrenza che celebra i defunti, piova tutti gli anni; non passa
anno che non piova. E' questa la scadenza che determina la fine della
stagione delle pioggie, per far posto alla stagione secca, la
stagione della polvere al posto del fango, del sole al posto del
sole.
Si
tratta di una delle poche cose che si verificano in maniera puntuale
qui, insieme all'inizio delle partite di calcio.
_____________________________________
In
realtà il senso di questo post, almeno adesso mentre lo sto
scrivendo, è quello di tentare di fare un bilancio di questo primo
mese, ma non credo nei bilanci nè tantomeno nei presunti risultati
che ne deriverebbero, quindi mi limiterò a sproloquiare a ruota
libera, al solito.
In
Africa, o almeno qui, tutto è un problema.
Già,
la difficoltà con cui vengono fronteggiati gli imprevisti è davvero
notevole.
Non
lamento per nulla il fatto che i ritmi di lavoro siano poco serrati,
che programmare qualsiasi cosa risulti praticamente impossibile, che
per i più sia normale arrivare ore dopo ad un appuntamento, che si
diserti il lavoro con una certa scioltezza.
Credo
sia abbastanza facile adattarsi a un sistema così blando, che lascia
spazio all'iniziativa di ciascuno, così come alla perdita di tempo,
con il rischio di lasciarsi trasportare dal fluire inerziale del
tempo e delle cose.
Mi
riferisco piuttosto che al fatto che, a fronte della sciallitudine
più disinvolta nell'approccio alla vita in tutti i suoi aspetti, la
propensione a risolvere i problemi risulta essere piuttosto debole.
Aneddoto
#1
Un
paio di settimane fa si è rotto un generatore. Questa ONG funziona
con un paio di generatori, che non possono stare accesi tutti il
giorno sia perchè si bevono litri di gasolio (che qui va sui 0,90
€/lt.), sia perchè alla lunga si squagliano. Come Artissal,
moltissimi hanno dotato le proprie abitazioni o i propri luoghi di
lavoro di pannelli solari che accumulano energia durante il giorno e
ricaricano una batteria che viene utilizzata per i consumi notturni.
Se si rompe un generatore c'è l'altro, ma se si rompe pure l'altro
che si fa?
Questo
quesito è riuscito a stimolare la lungimiranza dei responsabili
della ONG, che optano in questo caso per la riparazione della
macchina.
Con
una flemma che manco Piero Fassino, sicuramente indotta anche dal
caldo cocente e dall'umidità improponibile, arriva il primo tecnico
corredato da aiutante. Assisto alla scena della riparazione; Mariana,
grande efficientista, in apprensione per la riparazione (la batteria
che accende il generatore è quella di una delle due auto - che se
una si rompe, c'è l'altra - e senza batteria l'auto non si accende,
e senza auto a Bissau è difficile arrivarci, e a Bissau ci si deve
andare più o meno tutti i giorni, per un motivo o per un altro) e
Max appoggiato sul generatore, dal lato opposto rispetto al tecnico.
Il
tecnico, senza sapere quale fosse il problema, arriva senza cassetta
degli attrezzi. Rovista 5 minuti nello sportellone della macchina che
da accesso al motore, mentre ride e scherza con Max. Capisco poco, ma
di certo non stanno parlando di quello che c'è da fare in quel
momento. Nel frattempo l'aiutante, dopo aver visto Sylvia, apre la
seguente discussione
-
Kuma i to nom?
- Sylvia.
-
A mi 'n'mistiu. A mi 'n'misti casa ku bo.
ossia
-
Come ti chiami?
-
Sylvia.
-
Tu mi piaci. Ti voglio sposare.
Questo
mentre il suo capo fingeva di riparare il generatore, nello sgomento
dell'ispanica fanciulla, e con Mariana che risponde a tono al suo
posto.
Dopo
mezzora buona questo Galileo Galilei della meccanica spicciola
sostiene di aver fatto tutto quanto era in suo potere, si trattava di
una riparazione molto ma molto difficile, fuori dalle sue corde.
Aggiunge che avrebbe chiamato un altro tecnico che avrebbe a sua
volta fatto la sua parte di lavoro - questa seconda parte, sostiene
il Nostro, non era di sua competenza. Incredibile osservare come qua
la gente in genere sappia fare una cosa sola. Sono già le 11:00.
Passano
decine di minuti, il primo tecnico è ancora appoggiato al generatore
e Max è ancora lì a parlarci, con tanto di garzone che nel
frattempo rivela di avercela già una moglie, arriva il secondo
tecnico.
Lascio
immaginare la sfiducia dilagante rispetto alla possibilità di
riavere un generatore, in quella mattina sempre più vicina al
pomeriggio.
Dopo
numerose telefonate e altrettante bestemmie, giunge il secondo
tecnico che con un po' di know-how acquisito dalla telefonata
ricevuta e un paio di chiavi inglesi in più, sistema il marchignegno
liberando così Mariana che finalmente può smettere di sbuffare,
fugando ogni timore rispetto alla possibilità di non poter più
utilizzare il generatore. La mattinata è persa, ma quantomeno c'è
di nuovo un generatore.
Non
è il caso più eclatante di scarsa propensione alla rapida
risoluzione dei problemi, ma è piuttosto indicativo. Cose da niente
possono compromettere un intero meccanismo, tutto è appeso ad un
filo di lana e alla minima e frequente disattenzione salta tutto per
aria. E come succede credo in tutto il mondo, le responsabilità
tendono a gravare su pochi, a volte singoli, tutto il resto è al
traino di chi si addossa il peso di tutto.
Aneddoto
#2
Artissal
ospita da una decina di giorni 6 turisti spagnoli.
Una
delle tappe del loro viaggio prevede una visita nella regione di
Cacheu, che raggiungeranno in un paio d'ore di macchina – una sola
delle due – accompagnati da Max. Il mezzo è un FIAT Ulysse da
combattimento, senza uno specchietto e con le porte a scorrimento.
Quando si aprivano.
Mentre
a Quinhamèl si lavora tranquillamente, con Mariana sempre in
tensione per la buona riuscita della parte di viaggio fuori dal suo
controllo diretto, arriva la sciagura. Max chiama Mariana perchè o
carro incontrò una voragine nel suo cammino, smettendo di
funzionare subito dopo l'urto. Come fare, come non fare.
Fu
così che mettiamo in piedi un piano pazzesco. Sylvia resta ad
Artissal a tenere tutto sotto controllo, e io realizzo il sogno di
una vita: guidare un pickup in Africa. Cioè, non una macchina, un
pickup, di quelli 5 porte con il vano dietro, il cambio lungo lungo e
lo sterzo orizzontale. Non so se mi spiego, tipo A-team. Di quelli
che in Italia non se ne vedono eh.
Centodieci
all'ora sulla strada Quinhamèl-Bissau, schivando capre, donne
equilibriste e dissuasori che sembrano dighe, mentre Mariana telefona
disperatamente alla ricerca di un meccanico a Bissau. Già non so la
strada, immaginati di guidare verso una città che non sai
raggiungere senza che al momento nessuno sappia quale sia la
destinazione finale.
Recuperiamo
Yussuf, senegalese trapiantato di 40 anni che ne dimostra al massimo
25. E' smilzo, bassino e ha con sè solo un panno sporco di grasso,
con dentro gli attrezzi.
Il
piano è: arriviamo dove la macchina si è fermata, cediamo il pickup
al gruppo – chiaramente non è omologato per trasportare più di 5
persone, ma cazzocene, nel rimorchio ci sono 3 panche di legno e sono
più che sufficienti – ripariamo Ulysse e ce ne torniamo a
Quinhamèl.
E
così fu: Yussuf ripara in mezzo alla strada la macchina, scomparendo
tra le valvole e i pezzi del motore. La riparazione però non è
sufficiente a risolvere il problema, dunque riportiamo Yussuf
all'officina, dove il candore della mia pelle suscita i commenti dei
ragazzini apprendisti che ci rimangono di merda quando Mariana in
criolo gli intima di starsene zitti.
Sfruttiamo
il pomeriggio a Bissau per fare un paio di servizi, accompagnati da
un taxi recuperiamo l'auto di Cèsar – che lavora a Bissau in un
progetto statunitense di distribuzione alimentare nelle zone con alto
tasso di denutrizione nella capitale – e ce ne andiamo gironzolando
tutto il pomeriggio in attesa delle 17, per ritirare l'epica ed
italianissima autovettura. Nell'arco del pomeriggio siamo stati in
una ONG per consegnare fatture, in un albergo di lusso per procurare
un nuovo punto vendita per i prodotti del Comercio Justo – credo di
aver parlato con un sottosegretario del governo golpista con
pantaloncini gialli della LEGEA e maglia del Coordinamento sporca di
dentifricio; il nero ero indubbiamente io - poi in un'agenzia viaggi
per comprare i biglietti dello scafo che ci avrebbe condotti nel
finesettimana alle Bijagos, a colloquio con un rasta che “gestisce”
un villaggio di musici in mezzo alla foresta, a lezione di musica in
un jardim de crianca – l'equivalente di un asilo – e infine a
recuperare la macchina all'officina, con orari shiftatissimi e
chiaramente con un'apprensione che manco il travaglio preparto.
Cinquemila franchi CFA, e si ritorna a Quinhamel dopo aver recuperato
Sofia, nipote di Mariana di 3 anni.
Sono
già le 20, stavolta guida Mariana e la strada per Quinhamel non è
illuminata se non dalle poche auto che circolano. Impossibile vedere
i buchi, se non sai già dove sono.
Facile
finirci dentro. Altrettanto facile che la macchina si fermi di nuovo,
dopo l'impatto. Un po' meno facile trovare una soluzione, in mezzo al
nulla, nella strada che collega due città, e che dopo Quinhamel non
ha nulla davanti.
Individa enorme per la guida safariana.... il brivido che accompagna quella parte di racconto viene reso ancora piu vivido dal ricordo della tua guida in condizioni assolutamente normali. :)
RispondiEliminaps a sylvia avrei chiesto anche io di sposarmi
Della sua guida vellutata si ricorda ancora quella squadra di canottieri inglesi..
RispondiElimina