Guardo in basso mentre comincio a scendere le scale. Nero.
Da quando sono piccolo per me la parola pece è prima di tutto le scale della
casa del nonno. Un tempo tante case avevano i pavimenti così, ma oggi è
difficile trovarne così vintage e ben invecchiati.
Esco a fare due passi e prendo aria. La piazza trasuda
fascismo. I nonni, gli altri però, mi hanno raccontato di quando venne a
parlare il duce, e si affacciò dal terrazzo e la piazza era piena piena e tutti
quanti si urlava festanti… “Chissà perche lo facevamo”.
Cammino. Passo il ponte e mi fermo a mangiare un panino
salsiccia e caciocavallo. Cammino. C’è un vento bastardo e non c’è in giro un
cane. Avevo prenotato il biglietto per scendere qua prima di partire per la
nuova esperienza, così potevo salutare il nonno, che poi non ci si vedeva più
per un anno. Lui m’ha fatto lo scherzetto e ha deciso di spegnersi qualche
giorno prima della data in cui dovevo vederlo ed ora mi trovo qua, a vagare per
la città in cui tante volte m’ha accompagnato bar bar a mangiare gelati d’ogni
sorta. E penso, anche se non ci riesco molto.
La piazza della cattedrale. Quanto l’hanno fatta brutta.
Cammino. Riguardo in basso. Pietra di una certa età. Il ponte vecchio, questo
sì che è bello.
Sono buffe le coincidenze. In questa città s’è laureato uno dei pazzi di questo blog, ma io ancora non lo conoscevo. L’ho conosciuto solo tempo dopo, in un arido incontro nella città che accumuna tutti noi, per poi costruirci qualcosa di importante oltre manica. A volte bisogna spostarsi in un mare più grande per capire che si può nuotare insieme. A proposito di mare, lui sta una manciata di km più a sud, oltre quella massa d’acqua che da questa città non si vede, ma che è poco distante. Altro continente, altro giro. Altro erasmus, altra coppia del blog che s’è conosciuta. Che casino!
Sono buffe le coincidenze. In questa città s’è laureato uno dei pazzi di questo blog, ma io ancora non lo conoscevo. L’ho conosciuto solo tempo dopo, in un arido incontro nella città che accumuna tutti noi, per poi costruirci qualcosa di importante oltre manica. A volte bisogna spostarsi in un mare più grande per capire che si può nuotare insieme. A proposito di mare, lui sta una manciata di km più a sud, oltre quella massa d’acqua che da questa città non si vede, ma che è poco distante. Altro continente, altro giro. Altro erasmus, altra coppia del blog che s’è conosciuta. Che casino!
Cammino. Cazzo che nostalgia, se foste qua cari coglioni
sarebbe un gran bello alzare un calice parlando tutti insieme senza riuscire a
finire neanche un puto discurso. Ieri
v’ho pensati. Il cimitero è una delle zone più suggestive e caratteristiche di
questa città. Camminando nel viale centrale sembra di stare in una città senza
tempo, come una sorta di Minas Tirith. Durante le operazioni camminavo un po’
distante dai miei e mi guardavo attorno. Avevo paura che da un qualche angolo
comparisse qualcuno di voi pronto a fare la supercazzola: “caro paolo, siamo
fratelli nel dolore”. Ho tirato un sospiro di sollievo a vedere che le
mattonelle del cimitero avevano lasciato spazio all’asfalto dell’esterno e che
nessuno di voi si fosse palesato.
Ho fatto due volte il medesimo giro, conscio che tanto
nessuno m’avrebbe visto. Mani dietro la schiena e passo da vecchio. Tra un mese
tutto sarà diverso. Volevo pensare ma non so cosa ne sia uscito, però di colori
sotto alle suole ne son passati. Per fortuna c’è sempre un cortile cui tornare
e dove stare in infradito. Poco importa se sia solo virtuale. Vorrà dire che
avremo i piedi alati!
Avrei voluto scrivere tutto questo al momento in cui ero
nella bell’isola ma la tecnologia non m’ha assistito. Lo finisco adesso, in
aula esagoni. Dietro la porta a vetri si distingue la sagoma di un uomo. Non
entra subito, esita. Mi viene da ridere. Sicuro a quest’ora è Sbatti che prima
di entrare legge e rilegge il suo nome per la sessione di laurea che ci sarà
tra due settimane. Si apre la porta e….no, nessuna ragazza bellissima cazzo.
Era proprio Sbatti. Allora è proprio vero. Ci sarà da festeggiare. In cortile
ci sarà musica sino all’alba.
Di Rausa si parra e si cunta cco cori...ma sbinturatu cu ci sta...
RispondiEliminala mia ultima vista Ragusana mi ha lasciato il vuoto dentro...è stato come andare a letto con una ragazza che non si ama più. non sono riuscito a godere della sua bellezza e dei suoi vicoli. Spero sia stato solo un problema di stagione...
vi abbraccio dalla mia scrivania tunisina piena di documenti, malloppi vari e il caschetto azzurro puffo!
Go Sbatti Go!!!
Cosa ci facevi in aula Esagoni/Sderot ?
RispondiEliminaRagazzi ppoca nostalgia e tanto coraggio. La nostra avventura inizia solo ora. Ed il cortile sarà sempre là. In bocca lupo Giovanni, in bocca al lupo Michele!
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