Ultima notte prima di partire.
Alle quattro e qualcosa si esce di casa direzione Linate. Da lì Amsterdam e poi
via verso Lima. Finisco di fare la valigia e scrivere gli ultimi messaggi di
saluto verso le due. Al di là di alcuni bei messaggi mandati o ricevuti devo
ammettere che a sto giro non sentivo granché la partenza. Non la percepivo come
una cosa solenne. Sarà anche per il fatto che non c’era la pioggia di Neruda,
che mi aveva battezzato il giorno della partenza per il Guatemala.
Si parte, si va all’aereoporto,
un abbraccio troppo rapido coi genitori, forse per non lasciar trasparire le
emozioni. Mi incontro verso il banco accettazioni con gli altri ragazzi che
partono con me. Tutti sorridenti e festaioli, forti del partire con un bel
gruppo che nel giro di pochi giorni è già riuscito a formarsi.
Ecco, io la doccia alle 3 e mezza
me la ero già fatta, però era bella calda. Per quella fredda c’ha pensato la
signora dell’alitalia. Le nostre risate impiegano qualche tempo per scemare e
capire che la questione è grave. Il biglietto di ritorno è per un periodo
superiore ai 6 mesi, periodo massimo di permanenza senza visto, e quindi non
possiamo partire. Panico paura! Altro che la sessione “come rispondere agli
imprevisti” che abbiamo seguito con scarso interesse durante la formazione. Nel
frattempo mi arriva un messaggio. La ragazza che partiva da Alghero ha trovato
nebbia e non è potuta partire. Nebbia ad Alghero???? Eh, a quanto pare il mondo
oggi è contro di noi.
Tornando a noi, proviamo a
parlamentare a modo nostro, poi si decide di tirare giù dal letto il
coordinatore. Lui con la bocca impastata prova a parlare con la tipa che a un
certo punto esclama alla cornetta “con che autorità chiedo circa i visti”?!?!?
e mi ripassa il telefono dicendomi “guardi parlateci voi”. Situazione surreale.
Veniamo mandati alla biglietteria alitalia per poter comprare un biglietto di
ritorno entro i sei mesi. Nel frattempo il tempo è passato rapido. Avete
ragione, questo racconto non ha niente al cardiopalma. Arrivo al dunque. Il
tipo della biglietteria ci dice “ok, vi sposto il biglietto senza sovrattassa”.
Ma scusi, la sua collega aveva detto… “lasciate perdere quella là”. Fuga!!! Si
parte!! Via ad Amsterdam. Ci incontriamo con quelli venuti da Roma e Venezia
mentre la sarda si orienta ancora nella famosa nebbia di Sassari.
Saliamo sull’aereo della KLM.
Posti liberi per 130 passeggeri. Yahooo!! Io inizio a sentire che la febbre
sale. Vaccino della febbre gialla di merda. E per fortuna che m’hanno detto che
non dava effetti collaterali. Febbre, mal di pancia, dolor de cabeza… mi
approprio di tre posti, 5 cuscini e n+1 coperte. Non riesco a dormire e
sicuramente il cibo terrorista che ci danno non aiuta a far calmare la mia
nausea. Finalmente riesco a trovare il sonno dopo un bel po’ di ore di tentativi.
Sbam!! Varie cose mi cadono addosso e mi sveglio di soprassalto. “Holy shit”,
esclama la hostess nel guardare tutto il mio vassoio cadutole di mano e
rovesciatosi sopra di me. Nel frattempo il resto della ciurma ha ben deciso di
sfruttare a fondo l’open bar della klm. Io sempre da schifo invece. Cerco di
consolarmi con la televisione di bordo e mentre c’è chi si spara “12 anni
schiavo”, io punto sul vecchio Tom & Jerry, sentendomi un po’ bambino
malato. Finalmente Lima. Dall’aereo, momento del tramonto, il sole è bellissimo.
Sembra che sia sott’acqua, immerso nel pacifico. A sinistra, invece, scorre un
paesaggio marziano. Tutto desertico e agglomerati urbani molto strani. Più si
va avanti e più si infittiscono fino a diventare una distesa immensa. Casette
ovunque che già a guardarle dall’aereo capisci il degrado che può
caratterizzarle. In ogni caso, guardando sta città così grande, mi dico “per
fortuna che vado sulle Ande”.
Arrivati all’aereoporto non trovo
ad aspettarci Janet, la signora della ong che doveva venire a prenderci. Ciò
nonostante vengo assalito subito da un surreale Giovanni Mellone in camicia
bianca che a stento contiene la gioia colpendomi la testa. Se fosse stato un
assalitore mi avrebbe spogliato senza problemi! Invece era solo un’ottima
sorpresa!
Ieri, primo giorno a Lima, ci
hanno fatto fare formazione di vario tipo. Un incontro con un tipo con due
palle così che ha parlato della lotta per la difesa dei diritti umani durante
questi 30 anni. Poi un inquadramento politico-storico del peru e, nel
pomeriggio, sessione di tradizioni, favole, cibi e balli locali. Abbiamo bevuto
la Chicha che a me sapeva tanto del malto che qualche volta in fabbrica
rimaneva in dei posti difficili da pulire e fermentava emanando un gran tanfo.
Comunque, ne ho bevuta parecchia! E poi le foglie di coca, con la tipa che ci
teneva a dirci che non è droga ma una pianta medicinale… tutto molto bello
comunque!
Ora sono già al secondo giorno a
lima. Sono le sette di mattina e mi sono svegliato un po’ prima per prendermi
del tempo per me. La febbre è andata via. Ancora non sono uscito da queste mura
della struttura dove stiamo facendo formazione. Oggi teoricamente andremo a
visitare alcune delle zone rurali dove opera la Ong cosi finalmente inizio a
vedere il Peru.
Il cortile è continuamente in movimento
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