Tutti sanno ke il cortile non è morto!
Tutti sanno ke il cortile è vivo e vegeto!
Tutti sanno ke il cortile è vivo e vegeto!
Non sarà affollato, è vero, ma di sicuro non è deserto.
Quello che è veramente morto stasera è il mio internet, il
che non mi porta distrazioni di alcun tipo lasciandomi da solo nel mio
appartamento tunisino a pensare, ad abbandonarmi nei ricordi con musica
paranoica annessa come si conviene fare in questi casi.
Quello che è momentaneamente morto è Ciccio Alè, il
ragazzino di 30 anni che tutti sanno ke all’occasione diventa in pochi secondi
un 17enne…anche se a volte la ripresa dalle bravate liceali è più lenta.
In questo momento sono Francesco, quello che lavora, quello
che si spaccia per una persona seria, quello che torna a casa impolverato.
In verità anche da bambino tornavo a casa impolverato e mamma Rosalba non la prendeva benissimo, ora invece è quasi contenta quando mi vede al pc pieno di polvere al rientro del lavoro.
Certe abitudini sono morte dando vita a nuove abitudini opposte.
In verità anche da bambino tornavo a casa impolverato e mamma Rosalba non la prendeva benissimo, ora invece è quasi contenta quando mi vede al pc pieno di polvere al rientro del lavoro.
Certe abitudini sono morte dando vita a nuove abitudini opposte.
Per me stare a Pavia era diventata un abitudine.
Era un’abitudine lamentarsi del nulla, del freddo, del caldo, di quando fosse monotona, buia, noiosa.
Ero nel centro della pianura padana e sognavo il mare il sole e il caldo.
Paradossale che anche questi pensieri siano morti dando vita a pensieri opposti.
Era un’abitudine lamentarsi del nulla, del freddo, del caldo, di quando fosse monotona, buia, noiosa.
Ero nel centro della pianura padana e sognavo il mare il sole e il caldo.
Paradossale che anche questi pensieri siano morti dando vita a pensieri opposti.
Sarà questa mutazione stile DR Jackil e MR Hyde, sarà il
buco dell’ozono o sarà che quando sono riuscito a scappare dal lavoro sono
tornato proprio a Pavia, a rivedere il cortile (non prima della mia classica
overdose di “magic bowl” organizzata all’ultimo secondo).
Non so quante volte in 1 minuto una persona sbatta le
palpebre…io ero a casa bertone e in un battito di ciglia ero in africa a
lavoro, il battito dopo ero tornato a casa dopo 7 mesi…poi una serie di battiti
e in ognuno c’era qualcuno di voi con lo sguardo attonito, il viso sorridente e
una vita da raccontare, una vita dove sono solo un alone presente nelle storie
raccontate.
Dagli occhi di Salvo che viaggiano velocemente tra il mio viso e il PC a quelli di Mari che mi vede per la prima volta con quel pizzico di curiosità, dagli sguardi di Mic Bern e Karim complici e bramosi di scoprire cosa sarebbe successo a quelli impregnati ancora di Africa di Gianna, dallo sguardo vispo di Elena Manca a quello un po stonato di Maso, dallo stupore dei poveri folli che pensavano di aver visto il mio sosia aggirarsi per l’università a chi vedendomi non si è mai accorto che non ci sono stato.
Lo sguardo di Elena e Giulia che ti pensano quando vedono quella sedia, gli occhi ebbri di Carletto Bilello e Cecilia (anche se non credo che i miei fossero molto piu sobri), la vicinanza con l’espressione di Davide vittima come me della vita e la morte del proprio alter ego.
A volte mi sforzo a tenere gli occhi aperti per godermi ogni attimo…ma il tempo è poco e devo chiuderli e andare oltre.
Quanti secondi sono passati, quanti me ne restano per finire il minuto, posso sbattere ancora velocemente le palpebre e vedere ancora occhi…quelli rossi di lacrime di mia madre e mio padre, quelli increduli delle mie nipoti e delle mie sorelle, e poi gli amici storici di giu e gli amici di su che vivono giu.
Mi sono rimasti pochi secondi, sbatto ancora più veloce, tipo effetto luce stroboscopica, ora sto cercando uno sguardo e resto deluso ogni volta che apro gli occhi e non lo trovo. Mi scende una lacrima per lo sforzo del battito, vedo appannato, mi sfrego le palpebre con un dito e quando è tutto nitido non c’è piu nessuno, mi accascio, getto un urlo, mi aggrappo al suolo mentre sprofondo sotto terra, giuro di ritornare, mi manca il respiro, ritrovo quello sguardo e col sorriso muoio!
Dagli occhi di Salvo che viaggiano velocemente tra il mio viso e il PC a quelli di Mari che mi vede per la prima volta con quel pizzico di curiosità, dagli sguardi di Mic Bern e Karim complici e bramosi di scoprire cosa sarebbe successo a quelli impregnati ancora di Africa di Gianna, dallo sguardo vispo di Elena Manca a quello un po stonato di Maso, dallo stupore dei poveri folli che pensavano di aver visto il mio sosia aggirarsi per l’università a chi vedendomi non si è mai accorto che non ci sono stato.
Lo sguardo di Elena e Giulia che ti pensano quando vedono quella sedia, gli occhi ebbri di Carletto Bilello e Cecilia (anche se non credo che i miei fossero molto piu sobri), la vicinanza con l’espressione di Davide vittima come me della vita e la morte del proprio alter ego.
A volte mi sforzo a tenere gli occhi aperti per godermi ogni attimo…ma il tempo è poco e devo chiuderli e andare oltre.
Quanti secondi sono passati, quanti me ne restano per finire il minuto, posso sbattere ancora velocemente le palpebre e vedere ancora occhi…quelli rossi di lacrime di mia madre e mio padre, quelli increduli delle mie nipoti e delle mie sorelle, e poi gli amici storici di giu e gli amici di su che vivono giu.
Mi sono rimasti pochi secondi, sbatto ancora più veloce, tipo effetto luce stroboscopica, ora sto cercando uno sguardo e resto deluso ogni volta che apro gli occhi e non lo trovo. Mi scende una lacrima per lo sforzo del battito, vedo appannato, mi sfrego le palpebre con un dito e quando è tutto nitido non c’è piu nessuno, mi accascio, getto un urlo, mi aggrappo al suolo mentre sprofondo sotto terra, giuro di ritornare, mi manca il respiro, ritrovo quello sguardo e col sorriso muoio!
Un realtà nessuno in Tunisia ha mai creduto fossi una persona seria!!!
RispondiElimina