È chiaro ragazzi che quando si scende nel cortile può
andarci bene, beccare la vicina erasmus spagnola e riuscire anche a strapparle
un ciao. Oppure potrebbe esserci la anziana coi baffi del piano terra che
chiede a karim di aiutarla a prendere le pere dal giardino. Però nel cortile ci
può anche essere quel noioso signore che ammazza tutte le giornate felici col
suo strascico di discorsi seri o seriosi. Quello che tutto il vicinato cerca di
schivare, arrivando persino ad affrettarsi nello scendere le scale per evitare
un incontro. Lui, quello strano signore, allo stesso modo non sopporta i vostri
modi di scherzare su alcune cose che non lo fanno ridere, di ammazzare le
serate su youtube con video noiosi (beninteso, uno di quei video si salva “presidente,
che messaggio vorrebbe dare ai bambini. Presidente?! Presidente”?!??) che fanno
ridere sguaiatamente il salentino… per lui è sempre stato molto meglio alzare
bicchieri colmi di vino in vostra compagnia, per finire a sentirsi dire che è
molesto e le solite vostre frase di rito.
Però questo è un cortile anomalo, e quando i ragazzi del
vicinato si mettono in gruppo a chiedere a quel signore di raccontare qualcosa,
forse per vedere fino a che punto potrà arrivare la sua noiosità, lui cede.
Magari ne potrebbe nascere una di quelle belle discussioni che si concludono
con l’emiro che dice che è proprio bello discutere di politica tra noi o con
Karim che, demo cristianamente, dice che alla fine la pensiamo tutti allo
stesso modo.
Quindi taglio corto. Vi lascio questo primo post che ho
pubblicato anche sul mio blog che per motivi di salvaguardia del mio posto di
lavoro tengo ancora in semi clandestinità. In fondo, dalla Vallecamonica a
Quito, da Gela alla vendemmia ad Alessandria, dagli Emirati ad un’auletta per
studiare francese passando per la Guinea non Conakry, siamo tutti nello stesso centro del fiume.
Sono state due settimane intense in valle dal punto di vista
del lavoro. Alle tante aziende in crisi si è aggiunta una situazione
abominevole alla Riva. Ancora una volta è evidente come sia difficile creare un
fronte comune e compatto nel denunciare e combattere le responsabilità, anche
laddove queste dovrebbero essere chiare a tutti.
Ho chiesto nel giro di queste settimane ai miei colleghi se
non pensassero che fosse il caso di esprimere solidarietà, di far qualcosa.
Tutti quanti, senza distinzione, erano concordi nel dire che sarebbe stato
giusto farlo. “Un tempo avremmo fermato tutta la produzione in segno di
vicinanza. Ma non può partire da noi. Deve essere il consiglio di fabbrica”!
Eccolo li, l’eterno assente di questi primi 7 mesi. L’RSU. A
inizio mese abbiamo scritto una lettera, come operai del reparto, indirizzata
al direttore per mettere in chiaro che alla velocità che voleva lui noi non
andavamo. Si è detto che non era giusto farla pervenire senza passare dall’rsu.
Fu così che abbiamo consultato l’unico presente in quella settimana e lui non
ha risposto niente. Niente! Fu così che la protesta si è sgonfiata subito dato
che senza rsu non ci si è voluti muovere.
Questa settimana è tornato l’unico rsu dei tre che è CGIL e
gli ho chiesto se non aveva pensato a nulla in segno di vicinanza alla lotta
degli operi riva. Lui ha detto “ma come si fa? Non riuscirei a convincere
nessuno qua dentro”. “ma io ho sentito varie persone e tutti erano entusiasti
della cosa, anche solo uno striscione”. Silenzio. “Beh, ma comunque si dovrebbe
chiedere il permesso alla dirigenza per appenderlo, è complicato”.
Gli ho chiesto se sapesse niente dei rinnovi che riguardano
me e altri due ragazzi cui scadeva il contratto lunedì. Mancavano due giorni
cazzo! Niente.
Ieri mi ha chiamato il capo dicendomi che mi prorogavano il
contratto fino al 20 dicembre arrivando così a dieci mesi totali di lavoro
tramite agenzia iterinale, quello che inizialmente usavano come periodo di
prova. Un bel periodo di prova di dieci mesi quando ormai so lavorare più o
meno su tre reparti.
Mi è montato un gran nervoso. Anzi ho la fortuna che me
l’hanno rinnovato. Ma non per questo devo astenermi dal denunciare il malessere
e l’instabilità che provoca una situazione di precarietà simile. Per loro io e
l’altro nella mia stessa situazione siamo essenziali a livello produttivo, però
ci trattano come se fosse dubbia la nostra utilità.
Mi viene in mente la parolina magica che si sente da molti
anni quando si studia economia, anche da eminenti professoroni “rossi”.
Flexsecurity. Li inviterei a provare a fare progetti in una situazione di
precarietà, e sono sicuro che capirebbero che la flessibilità non può mai
corrispondere a un benvivere, poiché è solo precarietà. Precarietà, è una
parola brutta se solo ci si pensa o la si usa come aggettivo. Da un senso di
disagio dentro.
Io sono amareggiato perché avevo deciso di candidarmi per il
rinnovo delle rappresentanze, nella speranza che altri due giovani con le palle
mi fornissero le giuste spalle per mostrare ai vecchi come sul posto di lavoro
si possa ancora far sentire la propria voce. Per mostrare che lo spazio che
loro si prendono è solo perché noi abbiamo lasciato il campo di battaglia. La
rappresentanza sul luogo di lavoro non è altro che lo spazio per organizzarsi
e per far sentire che la fabbrica la
mandano avanti degli uomini che sono altro rispetto al capitale umano. Sono
vite.
Una materia prima può essere flessibile. Un uomo no. Però un uomo può
essere molle
era ora che ti decidessi! a me è piaciuto anche il post sul ragazzetto incontrato in treno,ninetto forse?
RispondiEliminaanche il manzoni aveva finto di aver trovato un manoscritto perche non poteva raccontare la sua propria storia ;)
RispondiEliminano
RispondiEliminavabbè
vogliamo parlare del video dei leoni?