lunedì 30 settembre 2013

La flessibilità dei neolaureati..? 'nculet

È chiaro ragazzi che quando si scende nel cortile può andarci bene, beccare la vicina erasmus spagnola e riuscire anche a strapparle un ciao. Oppure potrebbe esserci la anziana coi baffi del piano terra che chiede a karim di aiutarla a prendere le pere dal giardino. Però nel cortile ci può anche essere quel noioso signore che ammazza tutte le giornate felici col suo strascico di discorsi seri o seriosi. Quello che tutto il vicinato cerca di schivare, arrivando persino ad affrettarsi nello scendere le scale per evitare un incontro. Lui, quello strano signore, allo stesso modo non sopporta i vostri modi di scherzare su alcune cose che non lo fanno ridere, di ammazzare le serate su youtube con video noiosi (beninteso, uno di quei video si salva “presidente, che messaggio vorrebbe dare ai bambini. Presidente?! Presidente”?!??) che fanno ridere sguaiatamente il salentino… per lui è sempre stato molto meglio alzare bicchieri colmi di vino in vostra compagnia, per finire a sentirsi dire che è molesto e le solite vostre frase di rito.

Però questo è un cortile anomalo, e quando i ragazzi del vicinato si mettono in gruppo a chiedere a quel signore di raccontare qualcosa, forse per vedere fino a che punto potrà arrivare la sua noiosità, lui cede. Magari ne potrebbe nascere una di quelle belle discussioni che si concludono con l’emiro che dice che è proprio bello discutere di politica tra noi o con Karim che, demo cristianamente, dice che alla fine la pensiamo tutti allo stesso modo.

Quindi taglio corto. Vi lascio questo primo post che ho pubblicato anche sul mio blog che per motivi di salvaguardia del mio posto di lavoro tengo ancora in semi clandestinità. In fondo, dalla Vallecamonica a Quito, da Gela alla vendemmia ad Alessandria, dagli Emirati ad un’auletta per studiare francese passando per la Guinea non Conakry, siamo tutti nello stesso centro del fiume.



Sono state due settimane intense in valle dal punto di vista del lavoro. Alle tante aziende in crisi si è aggiunta una situazione abominevole alla Riva. Ancora una volta è evidente come sia difficile creare un fronte comune e compatto nel denunciare e combattere le responsabilità, anche laddove queste dovrebbero essere chiare a tutti.

Ho chiesto nel giro di queste settimane ai miei colleghi se non pensassero che fosse il caso di esprimere solidarietà, di far qualcosa. Tutti quanti, senza distinzione, erano concordi nel dire che sarebbe stato giusto farlo. “Un tempo avremmo fermato tutta la produzione in segno di vicinanza. Ma non può partire da noi. Deve essere il consiglio di fabbrica”!

Eccolo li, l’eterno assente di questi primi 7 mesi. L’RSU. A inizio mese abbiamo scritto una lettera, come operai del reparto, indirizzata al direttore per mettere in chiaro che alla velocità che voleva lui noi non andavamo. Si è detto che non era giusto farla pervenire senza passare dall’rsu. Fu così che abbiamo consultato l’unico presente in quella settimana e lui non ha risposto niente. Niente! Fu così che la protesta si è sgonfiata subito dato che senza rsu non ci si è voluti muovere.

Questa settimana è tornato l’unico rsu dei tre che è CGIL e gli ho chiesto se non aveva pensato a nulla in segno di vicinanza alla lotta degli operi riva. Lui ha detto “ma come si fa? Non riuscirei a convincere nessuno qua dentro”. “ma io ho sentito varie persone e tutti erano entusiasti della cosa, anche solo uno striscione”. Silenzio. “Beh, ma comunque si dovrebbe chiedere il permesso alla dirigenza per appenderlo, è complicato”.

Gli ho chiesto se sapesse niente dei rinnovi che riguardano me e altri due ragazzi cui scadeva il contratto lunedì. Mancavano due giorni cazzo! Niente.

Ieri mi ha chiamato il capo dicendomi che mi prorogavano il contratto fino al 20 dicembre arrivando così a dieci mesi totali di lavoro tramite agenzia iterinale, quello che inizialmente usavano come periodo di prova. Un bel periodo di prova di dieci mesi quando ormai so lavorare più o meno su tre reparti.

Mi è montato un gran nervoso. Anzi ho la fortuna che me l’hanno rinnovato. Ma non per questo devo astenermi dal denunciare il malessere e l’instabilità che provoca una situazione di precarietà simile. Per loro io e l’altro nella mia stessa situazione siamo essenziali a livello produttivo, però ci trattano come se fosse dubbia la nostra utilità.

Mi viene in mente la parolina magica che si sente da molti anni quando si studia economia, anche da eminenti professoroni “rossi”. Flexsecurity. Li inviterei a provare a fare progetti in una situazione di precarietà, e sono sicuro che capirebbero che la flessibilità non può mai corrispondere a un benvivere, poiché è solo precarietà. Precarietà, è una parola brutta se solo ci si pensa o la si usa come aggettivo. Da un senso di disagio dentro.


Io sono amareggiato perché avevo deciso di candidarmi per il rinnovo delle rappresentanze, nella speranza che altri due giovani con le palle mi fornissero le giuste spalle per mostrare ai vecchi come sul posto di lavoro si possa ancora far sentire la propria voce. Per mostrare che lo spazio che loro si prendono è solo perché noi abbiamo lasciato il campo di battaglia. La rappresentanza sul luogo di lavoro non è altro che lo spazio per organizzarsi e  per far sentire che la fabbrica la mandano avanti degli uomini che sono altro rispetto al capitale umano. Sono vite.

Una materia prima può essere flessibile. Un uomo no. Però un uomo può essere molle

3 commenti:

  1. era ora che ti decidessi! a me è piaciuto anche il post sul ragazzetto incontrato in treno,ninetto forse?

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  2. anche il manzoni aveva finto di aver trovato un manoscritto perche non poteva raccontare la sua propria storia ;)

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  3. no
    vabbè
    vogliamo parlare del video dei leoni?

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