giovedì 17 aprile 2014

Il realismo fantastico viene a bussare

Venerdì 18 aprile 2014. Sono in cima al mirador, sul cerro di sant’Apollonia. Guardo le montagne attorno. Sono alte ma non sono minacciose, sembrano colli. Il cielo è pieno di nuvole e il sole filtra con parsimonia. È la prima volta che vengo così in alto e mi concentro sulle alture. In lontananza vedo il contorno di una montagna dal colore diverso. Immagino sia la luce che lo fa apparire differente. Poi guardo meglio, rifletto sulla direzione e deduco che possa solamente essere la zona della miniera.

Tra le voci dei miei amici filtra una frase: “Giò, è morto Marquez”. Caspita, mi coglie impreparato. Avevo seguito poco la sua degenza ma non me lo aspettavo. Che poi forse è sempre stupido stupirsi e rimanerci male in questi casi. A pensarci adesso però, sul pavimento della stanza buia e con un bicchiere di rum a fianco, assaporo l’affetto che attraverso i suoi mondi si è depositato dentro di me.

Ce l’ho stampata in mente quella montagna mangiata da un mostro che l’ha resa la miniera a cielo aperto più grande dell’America Latina. Vorrei tanto che fosse uno dei tanti mostri dei suoi libri, quelli che arrivavano sotto forma di latifondo o di quelle porcherie lì e che sconvolgono interi villaggi per poi rimanere solo un ricordo quando finisci di leggere il libro. Ho paura però che così non sia e non posso che masticare amaro pensando a tutti quelli che in questo libro ci stanno ogni giorno, come alla voce della donna che qualche ora fa mi raccontava di quanto sia difficile opporsi al mostro rischiando la vita ogni giorno, sentendosi soli.


Lui lo sapeva, perché era un compagno raro. L’amore, la denuncia e il piacere di raccontare.

Nessun commento:

Posta un commento