martedì 10 settembre 2013

Impallonati nel deserto (CDM)




Cari palle,

Dopo un ringraziamento sincero e sentito al buon Mellone per avermi acronimizzato come la Cassa del Mezzogiorno (CDM), permettetemi di inserirmi nel solco sportivo tracciato dal buono Michele sul finire del suo fantastico post imbevuto di alcolica amicizia.

Oggi ho giocato per la prima volta a calcetto negli Emirati. 99,86% delle due squadre composte da arabi. Un’esperienza che dice tante cose sul Medio Oriente.

Ma cominciamo dal prinicpio. Oggi pomeriggio Peter, Armeno figlio dell’Unione Sovietica trapiantato dopo la caduta del muro in Moldavia, facente parte dello 0,14% non arabo della futura combriccola di giocatori, mi fa: “we play tonight..come Cannavaro!”. L’orgoglio italico e partenopeo esplose. La giornata parte bene. Premesso, sono l’unico italiano in azienda e mi appellano in tutti i modi, Super Mario, Cannavaro, Buffon ed ovviamente vi lascio immaginare l’altra B. Inciso gli arabi ammirano generalmente il secondo B. Dimostrando già dove questo post andrà a parare.

Ma torniamo alla partita. Dopo essermi comprato delle scarpe di calcio orribili, verde fosforescente (erano le meno care e tuttavia mi hanno svenato..) chiamo Peter e gli fo: “Oh Pietro ma dimme nbo’ ‘ndo madonna sta ssu campo de pallò?(tr: Peter delucidami sull’ubicazione del campo di giuoco)” Peter parla romeno che che è un dialetto del marchigiano quindi carpisce al volo. E lui mi fa. E’ vicino tranquillo. Io parto...5 minuti, 10 minuti, 20 minuti, 30 e sto campo non si vede..Chiamo Peter e mi fa: “ You are close.. it is at the shooting club of Jebel Ali”.......”Oh Pietro annamo a jocà a pallò o a sparà a li ‘celli (Peter andiamo a dilettraci col la caccia alla volpe o col nobile gioco calcio?)”...finalmente trovo ‘sto posto. Immaginate il deserto. Fatto? Prendete le forbici a punta arrotondata e ritagliateci un campo di calcio sintetico ultimo grido.....ma senza spogliatoi....fatto? Fatto un cazzo!

Arriva Peter. “Fortuna che era vicino..”. Concetti diversi di distanza a Dubai. Comunque conosco gli altri giocatori. Tutti colleghi di lavoro di altri dipartimenti ed a parte me e Peter tutti arabi. Con accenti diversi quindi suppongo sparsi tra Levante, Egitto, Iraq.. Riscaldamento amichevole e già i primi problemi comunicativi vengono a galla. L’inglese lo parlano. Ma voi parlereste inglese se su 14 persone solo due non parlano italiano? Mi presento e subito mi chiedono da dove vengo. Italia. “Ah, Totti, Juve, Milan, B...young pussy...”. Anche in medioriente evidentemente la laurea non è ndicatore di livello culturale.

Si parte e le prime parole di Peter sono”No tackles and play relaxed guys..”. Ipse dixit..Venti di guerra..Calcio di inizio. Io da buon italiano sono il perno della difesa. Al primo fallo, orgogliosamente commesso da me, già si intravedono le avvisaglie dell’andazzo generale. Tre arabi inveiscono, sbraitano gutturalmente ed io rispondo “Andate a conoscere il senso della vita...”. La discussione dura qualche minuto con io che sorridevo ma in italiano gliene dicevo di tutte e quelli che dopo aver minacciato in arabo la terza guerra mondiale (scenario non lontano di questi tempi..) riprendono a giocare gutturalmente indisposti (leggi: incazzati neri..). Ogni fallo è una guerra gutturale e fonetica, sbollimenti e scazzi di ogni fattura, teatrali, incomprensibili...un “vaffanculo” è rotondo, musicale suona bene...l’invettiva araba è estremamente più violenta e cacofonica. Ed anche intimidatoria ammetto. Accortomi che la gentilezza d’ufficio non si traduce in fair play affilo il tacchetto...

Insomma 90 minuti intervallati da discussioni infinite..Ed il bello è che io non ci ho capito una beneamata mazza in tutto questo. Come Peter. Mentre si scannavano per un rigore inesistente mi fregavo la loro acqua e pensavo...qua il cancro ai polmoni mi verrà davvero per inalazione di sabbia..oggi c’è stata la tempesta e non vi dico quanta sabbia c’era sull’erba sintetica. Dune football.

Risultato finale 4-3 per noi. Due feriti. Tackles tanti. Scontro diplomatico sfiorato. Previste tensioni domani in ufficio. Oggi due stereotipi hanno trovato conferma: gli arabi sono proprio scazzoni e noi italiani siamo terribilmente simili agli arabi, almeno nelle amichevoli scapoli contro ammogliati, com’era oggi. Ma almeno noi abbiamo una lingua più musicale.

A tratti mentre il confronto tra mondo sunnita, sciita e cristiano d’oriente si consumava davanti ad una rete pensavo che il nostro campetto a Pavia era proprio bello...davvero vicino e più eufonico, nonostante le divine imprecazioni... 

CDM

1 commento:

  1. I soldi non fanno la felicità?

    WORLD HAPPINESS REPORT 2013, Quanto sono felici i Paesi di Africa, Mediterraneo e Medio Oriente?

    Sono gli Emirati Arabi Uniti il Paese più felici tra quelli di Africa, Mediterraneo e Medio Oriente secondo il World Happiness Report 2013, recentemente pubblicato dalle Nazioni Unite.
    Gli Emirati si classificano infatti al 14° posto su 156, seguiti da altri Paesi dell’area: Oman (22°), Qatar (27°), Kuwait (32°) e Arabia Saudita (33°).
    Il Paese più felice dell’Africa sub-sahariana è l’Angola, 61° a livello mondiale, mentre nel Mediterraneo il primo posto se lo aggiudica l’Algeria (73°).
    Da notare il 77° posto della Turchia, solo di un gradino sopra la Libia (78°).
    L’Italia si è classificata al 45° posto.
    Sul podio Danimarca, Norvegia e Svizzera.

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