sabato 2 novembre 2013

Lentezza - ovvero come non risolvere i problemi

Operatori portunali impegnati nella raccolta del fagiolo rosso fuoriuscito dal sacco, destinazione Estados Unidos



Passati i primi 30 giorni, sotto la pressione di bookmakers corrotti e senza scrupoli, riporto di seguito il bollettino delle malattie contratte sino ad ora. 

Il paziente riporta una  costipaçao  da cambio di stagione, causante iperproduzione di muco, tosse, e sintomi da raffreddamento con leggerissima febbre. Le attività di digestione e di defecazione risultano del tutto invariate nonostante l'alimentazione estremamente ricca di fibre, nessuna presenza dello storico reflusso gastroesofageo, mentre i focolai di bernardite risultano tuttora attivi, stimolati da continue ed esotiche sollecitazioni.
Si consiglia il test antimalaria, e di guardare per terra nei luoghi molto affollati.

Si, mi sono raffreddato in Guinea Bissau a causa del cambio di stagione, chè se non me lo dicevano che la stagione è cambiata io manco lo sapevo.

In ogni caso pare che qui il primo di novembre, in occasione della ricorrenza che celebra i defunti, piova tutti gli anni; non passa anno che non piova. E' questa la scadenza che determina la fine della stagione delle pioggie, per far posto alla stagione secca, la stagione della polvere al posto del fango, del sole al posto del sole. 

Si tratta di una delle poche cose che si verificano in maniera puntuale qui, insieme all'inizio delle partite di calcio.
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In realtà il senso di questo post, almeno adesso mentre lo sto scrivendo, è quello di tentare di fare un bilancio di questo primo mese, ma non credo nei bilanci nè tantomeno nei presunti risultati che ne deriverebbero, quindi mi limiterò a sproloquiare a ruota libera, al solito.

In Africa, o almeno qui, tutto è un problema.

Già, la difficoltà con cui vengono fronteggiati gli imprevisti è davvero notevole.
Non lamento per nulla il fatto che i ritmi di lavoro siano poco serrati, che programmare qualsiasi cosa risulti praticamente impossibile, che per i più sia normale arrivare ore dopo ad un appuntamento, che si diserti il lavoro con una certa scioltezza. 
Credo sia abbastanza facile adattarsi a un sistema così blando, che lascia spazio all'iniziativa di ciascuno, così come alla perdita di tempo, con il rischio di lasciarsi trasportare dal fluire inerziale del tempo e delle cose. 

Mi riferisco piuttosto che al fatto che, a fronte della sciallitudine più disinvolta nell'approccio alla vita in tutti i suoi aspetti, la propensione a risolvere i problemi risulta essere piuttosto debole.


Aneddoto #1

Un paio di settimane fa si è rotto un generatore. Questa ONG funziona con un paio di generatori, che non possono stare accesi tutti il giorno sia perchè si bevono litri di gasolio (che qui va sui 0,90 €/lt.), sia perchè alla lunga si squagliano. Come Artissal, moltissimi hanno dotato le proprie abitazioni o i propri luoghi di lavoro di pannelli solari che accumulano energia durante il giorno e ricaricano una batteria che viene utilizzata per i consumi notturni. Se si rompe un generatore c'è l'altro, ma se si rompe pure l'altro che si fa?
Questo quesito è riuscito a stimolare la lungimiranza dei responsabili della ONG, che optano in questo caso per la riparazione della macchina.

Con una flemma che manco Piero Fassino, sicuramente indotta anche dal caldo cocente e dall'umidità improponibile, arriva il primo tecnico corredato da aiutante. Assisto alla scena della riparazione; Mariana, grande efficientista, in apprensione per la riparazione (la batteria che accende il generatore è quella di una delle due auto - che se una si rompe, c'è l'altra - e senza batteria l'auto non si accende, e senza auto a Bissau è difficile arrivarci, e a Bissau ci si deve andare più o meno tutti i giorni, per un motivo o per un altro) e Max appoggiato sul generatore, dal lato opposto rispetto al tecnico. 
Il tecnico, senza sapere quale fosse il problema, arriva senza cassetta degli attrezzi. Rovista 5 minuti nello sportellone della macchina che da accesso al motore, mentre ride e scherza con Max. Capisco poco, ma di certo non stanno parlando di quello che c'è da fare in quel momento. Nel frattempo l'aiutante, dopo aver visto Sylvia, apre la seguente discussione


- Kuma i to nom?

- Sylvia.
- A mi 'n'mistiu. A mi 'n'misti casa ku bo.

ossia

- Come ti chiami?
- Sylvia.
- Tu mi piaci. Ti voglio sposare.

Questo mentre il suo capo fingeva di riparare il generatore, nello sgomento dell'ispanica fanciulla, e con Mariana che risponde a tono al suo posto.
Dopo mezzora buona questo Galileo Galilei della meccanica spicciola sostiene di aver fatto tutto quanto era in suo potere, si trattava di una riparazione molto ma molto difficile, fuori dalle sue corde. Aggiunge che avrebbe chiamato un altro tecnico che avrebbe a sua volta fatto la sua parte di lavoro - questa seconda parte, sostiene il Nostro, non era di sua competenza. Incredibile osservare come qua la gente in genere sappia fare una cosa sola. Sono già le 11:00.
Passano decine di minuti, il primo tecnico è ancora appoggiato al generatore e Max è ancora lì a parlarci, con tanto di garzone che nel frattempo rivela di avercela già una moglie, arriva il secondo tecnico.
Lascio immaginare la sfiducia dilagante rispetto alla possibilità di riavere un generatore, in quella mattina sempre più vicina al pomeriggio.
Dopo numerose telefonate e altrettante bestemmie, giunge il secondo tecnico che con un po' di know-how acquisito dalla telefonata ricevuta e un paio di chiavi inglesi in più, sistema il marchignegno liberando così Mariana che finalmente può smettere di sbuffare, fugando ogni timore rispetto alla possibilità di non poter più utilizzare il generatore. La mattinata è persa, ma quantomeno c'è di nuovo un generatore.

Non è il caso più eclatante di scarsa propensione alla rapida risoluzione dei problemi, ma è piuttosto indicativo. Cose da niente possono compromettere un intero meccanismo, tutto è appeso ad un filo di lana e alla minima e frequente disattenzione salta tutto per aria. E come succede credo in tutto il mondo, le responsabilità tendono a gravare su pochi, a volte singoli, tutto il resto è al traino di chi si addossa il peso di tutto.


Aneddoto #2

Artissal ospita da una decina di giorni 6 turisti spagnoli.
Una delle tappe del loro viaggio prevede una visita nella regione di Cacheu, che raggiungeranno in un paio d'ore di macchina – una sola delle due – accompagnati da Max. Il mezzo è un FIAT Ulysse da combattimento, senza uno specchietto e con le porte a scorrimento. Quando si aprivano.

Mentre a Quinhamèl si lavora tranquillamente, con Mariana sempre in tensione per la buona riuscita della parte di viaggio fuori dal suo controllo diretto, arriva la sciagura. Max chiama Mariana perchè o carro incontrò una voragine nel suo cammino, smettendo di funzionare subito dopo l'urto. Come fare, come non fare.
Fu così che mettiamo in piedi un piano pazzesco. Sylvia resta ad Artissal a tenere tutto sotto controllo, e io realizzo il sogno di una vita: guidare un pickup in Africa. Cioè, non una macchina, un pickup, di quelli 5 porte con il vano dietro, il cambio lungo lungo e lo sterzo orizzontale. Non so se mi spiego, tipo A-team. Di quelli che in Italia non se ne vedono eh.

Centodieci all'ora sulla strada Quinhamèl-Bissau, schivando capre, donne equilibriste e dissuasori che sembrano dighe, mentre Mariana telefona disperatamente alla ricerca di un meccanico a Bissau. Già non so la strada, immaginati di guidare verso una città che non sai raggiungere senza che al momento nessuno sappia quale sia la destinazione finale.

Recuperiamo Yussuf, senegalese trapiantato di 40 anni che ne dimostra al massimo 25. E' smilzo, bassino e ha con sè solo un panno sporco di grasso, con dentro gli attrezzi.
Il piano è: arriviamo dove la macchina si è fermata, cediamo il pickup al gruppo – chiaramente non è omologato per trasportare più di 5 persone, ma cazzocene, nel rimorchio ci sono 3 panche di legno e sono più che sufficienti – ripariamo Ulysse e ce ne torniamo a Quinhamèl.

E così fu: Yussuf ripara in mezzo alla strada la macchina, scomparendo tra le valvole e i pezzi del motore. La riparazione però non è sufficiente a risolvere il problema, dunque riportiamo Yussuf all'officina, dove il candore della mia pelle suscita i commenti dei ragazzini apprendisti che ci rimangono di merda quando Mariana in criolo gli intima di starsene zitti.
Sfruttiamo il pomeriggio a Bissau per fare un paio di servizi, accompagnati da un taxi recuperiamo l'auto di Cèsar – che lavora a Bissau in un progetto statunitense di distribuzione alimentare nelle zone con alto tasso di denutrizione nella capitale – e ce ne andiamo gironzolando tutto il pomeriggio in attesa delle 17, per ritirare l'epica ed italianissima autovettura. Nell'arco del pomeriggio siamo stati in una ONG per consegnare fatture, in un albergo di lusso per procurare un nuovo punto vendita per i prodotti del Comercio Justo – credo di aver parlato con un sottosegretario del governo golpista con pantaloncini gialli della LEGEA e maglia del Coordinamento sporca di dentifricio; il nero ero indubbiamente io - poi in un'agenzia viaggi per comprare i biglietti dello scafo che ci avrebbe condotti nel finesettimana alle Bijagos, a colloquio con un rasta che “gestisce” un villaggio di musici in mezzo alla foresta, a lezione di musica in un jardim de crianca – l'equivalente di un asilo – e infine a recuperare la macchina all'officina, con orari shiftatissimi e chiaramente con un'apprensione che manco il travaglio preparto. Cinquemila franchi CFA, e si ritorna a Quinhamel dopo aver recuperato Sofia, nipote di Mariana di 3 anni.

Sono già le 20, stavolta guida Mariana e la strada per Quinhamel non è illuminata se non dalle poche auto che circolano. Impossibile vedere i buchi, se non sai già dove sono.

Facile finirci dentro. Altrettanto facile che la macchina si fermi di nuovo, dopo l'impatto. Un po' meno facile trovare una soluzione, in mezzo al nulla, nella strada che collega due città, e che dopo Quinhamel non ha nulla davanti.


2 commenti:

  1. Individa enorme per la guida safariana.... il brivido che accompagna quella parte di racconto viene reso ancora piu vivido dal ricordo della tua guida in condizioni assolutamente normali. :)

    ps a sylvia avrei chiesto anche io di sposarmi

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  2. Della sua guida vellutata si ricorda ancora quella squadra di canottieri inglesi..

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