giovedì 12 dicembre 2013

Hong Kong, ultimo atto

Studenti, proteste e scontri alla Sapienza - Diretta video.

In audio cori che un po' di anni fa, quando ancora frequentavo lo stadio, si cantavano sulle gradinate di cemento senza nemmeno pensare a cosa si stesse dicendo. Sono giorni di proteste strane, preoccupanti, eterogenee che neanche in Siria.

Poi, dall'altra parte del pianeta, c'è lui che freddo, deciso e senza timori ci ha insegnato come un africano può fare la supercazzola del secolo. Se la copertina non fosse già stata mandata in stampa, sarebbe dovuto essere Person of the Year 2013. Altro che Bergoglio, questo è il nostro guru. 


Alla rabbia che Ferma nel suo ultimo post ha manifestato in punta di strofa io posso orgogliosamente anteporre una mobilità sociale e spaziale di tutto rispetto. Da incamiciato fattorino irregolare in Estremo Oriente ad aspirante cooperante a Roma, dalle comode poltrone della Lufthansa a un pullman stipato di settantenni turbocattoliche con le quali gioire dei miracoli della vita.

Ora la pace di Lecce, le biblioteche senza internet da tre mesi, con i loro stravaganti orari di apertura (9-14; 15-16.30), la pietra di Porta Napoli, i rustici, i ciceri e tria, le piacevoli attese di un'ora in posta e Matteo Renzi in tv.

Mi chiedo che idea si possa fare un cinese di questo posto. Un cinese, preso non proprio a caso, ma ultimamente li vedo ovunque. Mi sembra si stiano moltiplicando, cosa che probabilmente non è neppure del tutto falsa. Di certo c'è che è un popolo strano, come altro definireste voi una dozzina di elementi di suddetto popolo, che si recano al parchetto sotto casa, con corpi macchina, obiettivi grandangolari, tele, flash, e altre attrezzature fotografiche da far impallidire McCurry, per fotografare un fagiano?

Qualcuno mi farebbe giustamente notare che i signori in foto più che cinesi, sono hongkonghesi, cosa ben diversa. Bene, parlando di questi ultimi ci sono ancora un paio di cose che mi hanno stupito nelle poche settimane che ho passato a Hong Kong, prima di dover rientrare in tutta fretta, ricevuta la telefonatina da Roma. Primo fra tutti il prezzo che una persona può arrivare a pagare per un appartamento in quel posto. Qualche giorno prima di risalire sull'aereo sono stato ospite di alcuni amici: un bell'appartamento in parquet al 36esimo piano, con una vetrata oltre la quale lo skyline di Hong Kong si riflette nell'acqua della baia. Gran bello, non c'è che dire. Bene, quando mi hanno detto il prezzo a cui i proprietari intendono venderlo, l'ho dovuto convertire in lire, cosa un po' strana se non hai 80 anni e non sei nel 2000. 2.400.000 euro per un'ottantina di metri quadri. Qualche giorno fa, mentre camminavo per il centro di Roma, facevo dei confronti. Forse non hanno molto senso, però sono convinto che devi avere qualche rotella fuori posto se, dopo aver visto Roma, scegli di spendere quella cifra per vivere ad Hong Kong.


Fra l'altro, in quei lussuosi appartamenti vivono e lavorano donne che, in qualunque lingua si parli, a Hong Kong chiamano maid. Donne, quasi sempre filippine, che non ricevono un trattamento più decoroso di quello che ricevono le loro controparti a Dubai. Certo non viene da pensarlo il martedì mattina, quando le vedi all'uscita dalle scuole in attesa dei figli dei manager e delle avvocatesse in tailleur. E' durante il fine settimana che inizi a domandarti cosa ci facciano quelle donne ai bordi delle strade, rinchiuse come polli in cartoni ripiegati a creare piccoli loculi. Qui passano il loro tempo aspettando di poter rientrare nella casa in cui durante la settimana lavorano. Forse in Estremo Oriente anche questa inciviltà chiamano settimana corta.

Un giorno avevo ingenuamente deciso di andare alla ricerca di un po' di storia in quel posto. Avevo letto di un luogo, verso il confine con la Cina, che aveva conservato le sembianze delle antiche walled city, piccoli agglomerati di case circondati da recinzioni murarie. Dopo un'ora di metro e svariati km a piedi, costeggiando per un tratto un campo di addestramento del glorioso esercito, arrivo finalmente all'agognata meta. Credevo di essermi sbagliato, invece era proprio quella la declinazione che Hong Kong avava dato alla parola storia: quattro muri, una porta di ingresso e all'interno palazzine che avranno avuto al più 40 anni. Se non del tutto soddisfatto, potevo almeno dire di averci provato. In più ero riuscito ad allontanarmi per qualche ora da quel mondo frenetico e inarrestabile del centro.


L'alternativa, se proprio questo è ciò che si vuole fare a Hong Kong, è respirare una boccata di storia e tradizione in pieno centro, a Sheung Wan, dove un piccolo tempio Man Mo costruito nel 1847 ha resistito indomito ai grattacieli.



Di seguito, qualche foto scattata fra il mercato di Yau Ma Tei e Mong Kok, luogo di perdizione per i nerd e i maniaci degli aggeggini elettronici.






 






2 commenti:

  1. Mancano elementi carichi di melanina a questo album forografico..

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  2. Giuro che la questione uomo dell'anno è stata appena dibattuta su Skype tra me e Ilardi. Ma sto colloquio?
    Per quanto manchi il colore sulla faccia della gente, tutti gli altri colori sono meravigliosi.
    Qua al mercato di Bandim se tiro fuori la macchina fotografica, 10 minuti dopo qualcuno l'ha già venduta

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